lunedì 19 dicembre 2016

Natale, per aiutare davvero Aleppo: leggete e regalate, padre Ibrahim "Un istante prima dell'alba"


Padre Ibrahim Alsabagh è un frate francescano nato a Damasco nel 1971 e tornato in Siria nel 2014 per occuparsi della parrocchia della chiesa di San Francesco d’Assisi ad Aleppo.
Nel suo libro “Un istante prima dell’alba”, pubblicato ad ottobre 2016 da edizioni Terra Santa, il frate racconta la sua esperienza tra inizio 2015 e maggio 2016 nella città devastata dalla guerra e descrive soprattutto il lavoro di assistenza materiale, spirituale e umana alle famiglie della parrocchia di San Francesco, ma anche ad aleppini non cristiani, e il come questo impegno sia parte integrante e fondamentale della fede e della sua scelta di vita.
Perché si aiuta davvero Aleppo leggendo e diffondendo “Un istante prima dell’alba”? Perché acquistando il volume si contribuisce alle attività della Associazione di Terra Santa che i frati svolgono in Siria e perché leggendo le pagine scritte dal francescano si conosce meglio quello che è successo ad Aleppo dal 2012, quando la città è stata attaccata dai gruppi armati contro il governo siriano di Assad, e si rimane meno disorientati dalla guerra mediatica che si accompagna al conflitto armato vero e proprio.

Padre Ibrahim non entra nei dettagli degli schieramenti che si combattono ferocemente nella città, tanto meno su torti e ragioni alla base del conflitto, ma nel raccontare le vicende della sua parrocchia inevitabilmente riporta notizie sulla guerra e pochi accenni sono sufficienti a smontare narrazioni portate avanti dai più diffusi occidentali. Per fare un esempio, nel risvolto di copertina, Aleppo viene presentata con queste parole: “La seconda città della Siria, contava su quattro milioni di abitanti, oggi è occupata per metà dall’ esercito regolare siriano e per l’ altra metà da gruppi armati di miliziani jihadisti provenienti da decine di paesi del mondo che reclamano la costruzione dello stato islamico, il Califfato.“ Il quadro riportato non è esatto, le differenze tra milizie jihadiste sono rilevanti e gli integralisti non sono un fronte unico, ma la descrizione è molto più vicina alla realtà di quanto venga diffuso da media e istituzioni occidentali.

L’ opera si divide in due parti e si conclude con venticinque pagine comprendenti cartine della Siria e di Aleppo, schede sulla guerra e sulla città siriana e molte foto.

Prima parte. Le attività della parrocchia rivolte a giovani e giovanissimi e il bombardamento al momento della comunione.

Questa sezione del volume riporta le newsletter che padre Ibrahim ha inviato nei due anni agli amici italiani per raccontare la sua vita ad Aleppo, descrizioni anche senza commento ed impressioni scritte in diretta.

Dei racconti del francescano mi piace sottolineare quelli sulle attività rivolte ai giovani e ai giovanissimi: la sala di studio e lettura per gli studenti universitari, il campo estivo dei ragazzini e gli incontri con i giovani fidanzati, nella speranza e nell’ intento di incoraggiare le nuove generazioni a sposarsi e a formare nuove famiglie.
Ma l’ episodio che colpisce di più è il bombardamento del 25 ottobre 2015 quando i jihadisti hanno lanciato sulla cupola della chiesa una bombola di gas che ha colpito l’ edificio durante la messa del pomeriggio al momento della comunione. Ci sono stati venti feriti, la distribuzione delle ostie consacrate si è conclusa nel giardino fuori dalla chiesa e una volta tornato in sacrestia il frate ha notato le ostie rimaste macchiate con il sangue dei fedeli.
Dalle newsletter si ha notizia anche del gran lavoro per non far mancare del tutto acqua ed energia elettrica alla popolazione.

Nella seconda parte, “Il cammino faticoso del cristiano”,”Immedesimarsi nella volontà di Dio per diventare strumenti di bene”

Qui troviamo testi di interviste, incontri e testimonianze di padre Ibrahim in Italia, intervenendo di persona o con collegamenti dalla Siria. In questa sezione è prevalente l’ attenzione al legame tra l’ impegno di assistenza alla popolazione nella devastante realtà della guerra con la sua fede e la sua scelta di vita.
Sono riportati alcuni incontri con comunità parrocchiali italiane, soprattutto lombarde, e interviste a giornali e riviste.

Tra tutti gli eventi ricordo l’ incontro con la parrocchia di San Michele Arcangelo in Precotto a Milano, il 28 maggio 2016.

In questo capitolo nel primo paragrafo “La persecuzione dei cristiani e la reazione dei musulmani” padre Ibrahim racconta come all’ inizio della guerra parlando con musulmani sunniti e musulmani sciiti abbia capito quanto anche loro si sentissero perseguitati e obiettivo dei terroristi. Un capo religioso sunnita nell’ occasione disse “ Noi siamo ritenuti eretici e questo fa sì che odino maggiormente, e intendono ucciderci, ancora più di voi”.
Nel secondo “Il rifiuto della violenza” il frate rivela che “il governo, in via ufficiale, ci ha invitato a costruire milizie cristiane, e puntualmente, in modo netto, i capi della Chiesa hanno rifiutato tale invito.” Nel terzo paragrafo ricorda due casi dove i cristiani si sono armati e difesi direttamente, a Sednaya e a Kfarbo, paesi a maggioranza cristiana, con “una mentalità di montagna forte e combattente”. Una situazione molto diversa da grandi città come Damasco ed Aleppo dove i cristiani hanno sempre vissuto a stretto contatto con sunniti, sciiti, curdi, drusi. Nel quarto “Una situazione complessa” tratta dei cristiani che non vogliono fare il servizio militare e per questo motivo lasciano il paese. A causa di queste defezioni in Siria negli ultimi anni è diminuito notevolmente il numero di giovani maschi. Ad Aleppo, maggio 2016, per ogni ragazzo c'erano più di dieci ragazze. Padre Ibrahim non approva la scelta dei cristiani che scelgono di non difendere il proprio paese tuttavia, quinto paragrafo “Il rispetto della coscienza individuale”, ritiene che si debba riconoscere alle persone il diritto di rifiutare le armi e la possibilità di sostituire il servizio militare con il servizio civile per motivi di coscienza.


Concludo la descrizione dell’ opera di padre Ibrahim riportando dall’appendice finale alcuni stralci della scheda su “Aleppo prima della guerra” .

Sembra incredibile oggi…ma Aleppo nel 2012, alla vigilia del conflitto, si presenta al mondo come la città della convivenza possibile: in quel momento in città vivono 2,3 milioni di persone; per la maggior parte si tratta musulmani sunniti, ma sono tanti anche i cristiani, e non mancano più piccole comunità di musulmani sciiti e alawiti. Non tutti i sunniti poi sono arabi: diversi sono di origini curde, turcomanne o circasse; aleppini quest’ ultimi, con tratti nordeuropei, pronipoti dei musulmani fuggiti nel 1865 dalla Circassia, vasta regione affacciata sul Mar Nero”….

.”Nel 2012 Aleppo conta 300.000 cristiani di tutti i culti. Tra le grandi città arabe solo Beirut e Il Cairo possono annoverare un maggior numero di cristiani.””I cattolici sono quasi un terzo dei cristiani (18 mila armeni cattolici,30 mila caldei, 18 mila greco melchiti, 4 mila maroniti, 10 mila siro cattolici, e 13 mila latini,la comunità di padre Ibrahim).”Il vescovo della Chiesa latina è Mons. Georges Abou Kazen, proviene dalla Custodia di Terra Santa, come padre Ibrahim”…”Ad Aleppo sono 12 le scuole private fondate dalla comunità cristiana e diversi gli ospedali”.


Nel complesso le 200 pagine di “Un istante prima dell’ alba”, dedicate all’ esperienze di padre Ibrahim, riescono a dare una buona descrizione della città di Aleppo prima e durante la guerra e delle caratteristiche della tragica guerra siriana. Al contrario su questi temi l’ informazione ufficiale italiana è incompleta e fuorviante ed alimenta confusione e risentimento. Vale la pena allora leggere e regalare il libro sull’ impegno di padre Ibrahim. Grandi emergenze europee degli ultimi anni, vedi migrazioni e terrorismo, dipendono in grande misura dalla guerra siriana. Saperne tutti di più aiuterebbe il nostro paese ad agire in modo meno dannoso di quanto abbia fatto finora.  

Marco Palombo

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