venerdì 31 ottobre 2014

Burkina, Compaorè dimesso, ma sarà davvero il popolo a scegliere il futuro ?

Patrizia Donadello

Compaorè estromesso dal governo del Burkina Faso.

Speriamo che non sia una scelta dell' Occidente ma che questo possa aiutare i sostenitori di Sankara, presidente fino al 1987 e ucciso quasi sicuramente per ordine di Compaorè, a tornare a partecipare alla vita pubblica.

martedì 28 ottobre 2014

Roma,una piccola luce per illuminare la notte di Aleppo



Ci può essere ancora speranza? Noi crediamo proprio di sì e dalle idee siamo passati ai fatti: sabato abbiamo raccolto 2.783 euro!! La somma servirà alle attività della parrocchia "San Francesco d'Assisi" di Aleppo, in particolare per le necessità dei gruppi parrocchiali.

Sabato 25 abbiamo realizzato l'evento "A light for Sirya" al Palatino: tanta gente, più di ogni nostra aspettativa, e insieme abbiamo ascoltato con attenzione la situazione drammatica dei nostri fratelli in Siria. Immagini, parole, preghiera e musica per ricordare i cristiani di Aleppo che a Novembre raggiungerà fra Ibrahm Alsabagh.

Un grazie sentito a tutti coloro che hanno partecipato, sono stati segno importante di una presenza che crede che il male non può avere il sopravvento. Perchè l'ultima parola non è data alle guerre, alla distruzione e all'odio.

Grazie in particolare a fra Luigi Recchia, Adnane Mokrani e a padre Ibrahim per la loro preziosa presenza, all'OFS di S. Bonaventura al Palatino che ci ha preparato il buffet, grazie agli Scout del "Cisterna 1" che ci hanno aiutato enormemente nella logistica, ad Alessandro, Monica e Riccardo che hanno ideato e coordinato l'evento e ai frati minori del convento di San Bonaventura! E tanti tanti altri (Igor, Andrea, le mamme appresso ai bimbi, ecc...)! Grazie a tutti!
Speriamo che questo spirito creato il 25 sera non svanisca. In pentola già bollono altre idee, vi faremo sapere presto!
Piccoli Passi Possibili

martedì 14 ottobre 2014

Osservatorio sul petrolio e sui nessi con le guerre. 14 ottobre 2014.


Negli ultimi tre/quattro mesi si è verificato un brusco calo del prezzo del petrolio, il Brent è passato da 115 $/b a 87 $/b (14 ottobre), in coincidenza con una guerra in pieno Medio Oriente che coinvolge molti dei paesi con maggiori giacenze di petrolio. Un fenomeno mai accaduto.
Si legge che il prezzo potrebbe ulteriormente scendere fino a 70 $/b.

La prima causa di questo calo è stata individuata, per lo più dagli osservatori dei media generalisti, nella crescita della produzione USA dopo lo sviluppo della tecnica per l'estrazione dello shale gas.
In effetti la produzione USA è cresciuta negli ultimi anni di 3 mb/g (milioni di barili al giorno) su una produzione mondiale giornaliera di circa 85 mb/g. A questo aumento di produzione vanno aggiunti negli USA risparmi nel consumo di petrolio per 2 mb/g dal 2007. Risparmi che non sono stati difficilissimi visto che gli Stati uniti con il 5% della popolazione mondiale consumavano circa il 25% del petrolio mondiale.

Gli Usa consumano ancora oggi più petrolio di quanto ne producano, ai 10 mb/g prodotti devono aggiungere per i loro consumi ancora 7-8 mb/g acquistati all' estero. Tuttavia è  vero che circa 5 mb/g che prima venivano venduti negli USA ora sono nel mercato mondiale ad aumentare l' offerta. L' aumento USA comunque si è svolto nell' arco di cinque anni, il calo attuale è degli ultimi 3/4 mesi.

Ma anche l' Arabia saudita nella congiuntura attuale ha avuto un comportamento anomalo. Invece di operare con gli altri paesi Opec ad una diminuzione della produzione per tenere alto il prezzo, ha aumentato la sua quota prodotta ed ha diminuito i prezzi ai suoi clienti.  La spiegazione addotta per questo comportamento è stata la necessità di difendere la sua quota di mercato, non dagli USA, che ancora consumano più di quello che producono, ma dall' insieme dei produttori mondiali.

E' vero anche che la discesa del prezzo del greggio crea molti problemi al Venezuela (primo paese al mondo per riserve accertate) ed alla Russia (secondo paese produttore). Tanto che Caracas ha chiesto l' anticipo del vertice Opec previsto per il 27 novembre che discuterà inevitabilmente di questi temi.

Sul mercato sono presenti anche quantitativi di greggio al di fuori del controllo di stati nazionali. Il Kurdistan iracheno ora esporta il suo greggio con la protezione dell' Occidente. Un commercio che fino a giugno era già presente, ma senza il consenso del governo centrale iracheno. Il petrolio dell' Isis, secondo alcuni media (tra i quali la Stampa e Repubblica), potrebbe essere immesso, a 40$/b, direttamente nel mercato ufficiale della grandi compagnie petrolifere (per mezzo di passaggi illegali).

La Libia nell' ultimo anno si è divisa per i continui scontri armati interni e ad oggi la Tripolitania è controllata  dal Congresso generale nazionale (Gnc) a maggioranza islamista, mentre la Cirenaica è sotto il Consiglio dei rappresentati uscito dalle elezioni di giugno.  Bengasi a sua volta è controllata dagli islamisti come Ansar el Sharia. Nonostante questo, la produzione di greggio è risalita da circa 0,300 mb/g a 0,900 mb/g. Ma la raffineria di Zawya, le piattaforme offshore e la base ENI di Mellitah, sono controllate dagli islamisti e sicuramente quindi finanziano  milizie armate estranee ad ogni stato nazionale. I prezzi e la quota di produzione saranno anch' essi al di fuori di ogni accordo internazionale e finalizzate solo ai bisogni finanziari immediati delle milizie armate islamiche.

E' iniziata dunque una fase di grosse turbolenze nel mercato del greggio dalle conseguenze imprevedibili. Il crollo del prezzo per esempio mette in grossa difficoltà sia il Venezuela e la Russia sia la produzione USA da shale gas che costa ben 60$/b di sola estrazione e che non è quindi conveniente in caso di ulteriori ribassi del prezzo.

Per capire qualcosa della situazione non resta che seguirla costantemente.

Marco Palombo
14 ottobre 2014.

giovedì 9 ottobre 2014

La scarsa libertà religiosa nelle petromonarchie del Golfo che combattono l'Isis


Dal rapporto 2012 - Libertà religiosa nel mondo- della Fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”:

ARABIA SAUDITA
Area 2.149.690 Km2 - Popolazione 27.136.977

Il Regno wahhabita continua ad essere indicato da tutti gli osservatori internazionali come un "paese di particolare preoccupazione" (CPC,Country of Particular Concern) per la persistenza di violazioni gravi della libertà religiosa, nei fatti e nelle disposizioni legislative.

CRISTIANI
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le dichiarazioni in cui i responsabili sauditi hanno affermato la possibilità per i lavoratori non musulmani di celebrare il proprio culto in privato. Tuttavia la nozione di "privato" rimane vaga. Questa posizione , sebbene ufficiale, viene comunque violata, dato che continuano a verificarsi casi in cui la polizia religiosa fa irruzione in abitazioni private in cui si svolgono simili riunioni di preghiera.

Nel periodo esaminato si sono verificati diversi casi di arresto di fedeli cristiani, in alcuni casi, la notizia non sarebbe stata diffusa, per garantire il buon esito delle trattative per il loro rilascio che venivano stabilite tra Governo Saudita e il Paese di provenienza degli arrestati.

Altro motivo di preoccupazione per i cristiani (come per tutti i non musulmani residenti nel regno) è l' eccessivo lasso di tempo - settimane - necessario per l' espatrio delle salme di lavoratori stranieri deceduti. L' Arabia saudita non autorizza la sepoltura nei propri territori di non musulmani e su tale questione ha richiamato l'attenzione una delegazione americana in visita nel Paese.

SCIITI E ISMALITI
Nonostante rappresentino tra il 10-15% della popolazione, sciiti e ismaeliti sono considerati cittadini di seconda categoria, tanto che non ce ne sono nel Governo e solo cinque dei 150 membri della Shura (Consiglio consultivo) appartengono a questa comunità; sono poi pochissimi quelli che occupano posizioni di rilievo negli organi dello stato, in particolare nelle agenzie di sicurezza.

VARII
Nel febbraio 2012 per sfuggire ad accuse di apostasia e di blasfemia, il 32enne blogger Hamza Kashgari ha lasciato l' Arabia saudita e si è rifugiato in Malesia. Kashgari aveva ricevuto diverse minacce di morte per aver postato su Twitter commenti ritenuti poco conformi con l'Islam. Dopo alcuni giorni, le autorità della Malesia lo hanno rispedito in Arabia, dove è stato rinchiuso in un carcere di Jeddah in attesa del processo.

POLIZIA RELIGIOSA
Gli agenti della polizia religiosa vigilano sull' applicazione delle leggi che regolano la sfera civile, religiosa e sessuale nel Paese. Tra i loro compiti c'è quello di verificare che i negozi siano chiusi durante la preghiera, fermare le coppie non sposate e le donne non coperte dalla testa ai piedi assicurandosi anche che esse non guidino automobili.

BARHAIN
Area 678 Km2 - Popolazione 1.234.571

La Costituzione stabilisce che l' Islam è la religione di Stato e che la Sharia è fonte del diritto. Pur essendovi una maggioranza sciita, il potere politico è saldamente nelle mani di una famiglia sunnita.

Gli sciiti lamentano da tempo discriminazioni religiose e politiche da parte della monarchia, sostenendo che i distretti elettorali per il Parlamento sono stati disegnati in modo da assicurare una maggioranza ai sunniti, che sunniti di altri paesi sono stati naturalizzati e reclutati nell' esercito e nella polizia, che nell' impiego pubblico si trovano soprattutto sunniti. Specie nei settori della difesa e dell' interno e soprattutto nei ruoli di alto livello, che essi sono stati favoriti nell' assegnazione delle case e in genere negli interventi del governo.

MOSCHEE SCIITE
Nel paese si contavano nel 2011 circa 750 moschee sciite e 460 sunnite. Nel bilancio del governo la somma stanziata per la costruzione di nuove moschee viene suddivisa tra le varie comunità, ma nei nuovi centri urbani, che comprendono una popolazione mista, le autorità tendono a privilegiare la componente sunnita.

In un comunicato congiunto pubblicato il 18 maggio, cinque leader religiosi sciiti hanno denunciato la distruzione di moschee sciite. Secondo il ministero della giustizia le costruzioni non erano moschee ma strutture abusive costruite senza licenza. La replica dell' ufficio beni religiosi sciiti del Bahrein ha affermato che alcune moschee sono state costruite 20-30 anni fa, alcune molti secoli fa, e che la loro presenza precede le norme governative sulle licenze.

KUWAIT
AREA 17.818 Km2 Popolazione 3.582.054

La costituzione del 1962 dichiara l'Islam religione di Stato e la Shari'a fonte principale della legislazione. Ma all' art 29 viene affermato che “tutti gli uomini sono uguali in dignità umana nei diritti e nei doveri pubblici di fronte alla legge, senza distinzione di razza, origine, lingua o religione”.

DIFFICOLTA' PER MINORANZE CRISTIANE
Decisioni giudiziarie o atti amministrativi sollevano periodicamente difficoltà alle minoranze cristiane. Nel novembre 2010 un giovane convertito dall' Islam al cristianesimo non ha potuto indicare la sua conversione sul certificato di nascita in quanto la richiesta avrebbe violato le leggi sull' apostasia.

Nel marzo 2012 una delegazione kuwaitiana ha posto al Gran Mufi dell' Arabia saudita la questione della legittimità della costruzione di chiese nel paese. Lo sceicco Al Sheikh, Gran Mufi, ha risposto che bisognava eliminare tutte le chiese presenti nella regione. Dopo molte proteste ha precisato che per regione intendeva solo la penisola araba. Il responso sarebbe basato su un “adhit” (famoso ma controverso) di Maometto secondo il quale “non possono esserci due religioni in Arabia”.

Qatar
Area 11.000 Km2 Popolazione 1.699.435

L' Islam è la religione di stato e la Shari'a la principale fonte di legislazione. Nonostante questo il Qatar è uno dei paesi islamici più aperto alla libertà religiosa.

Emirati Arabi Uniti
Area 83.600 Km2 Popolazione 4.707.307 (nel 2012, ma in aumento vertiginoso. Erano 100.000 nel 1971 quando ebbero l' indipendenza completa, fino a quell' anno erano un protettorato britannico)

L' Islam è la religione di Stato e la Shari'a la principale fonte del diritto, ma i sette emirati hanno buoni rapporti diplomatici con la Santa Sede